Commissione Ue su app per tracciamento. Dichiarazione di Antonello Soro, Presidente dell’Autorità garante per la privacy

Commissione Ue su app per tracciamento. Dichiarazione di Antonello Soro, Presidente dell’Autorità garante per la privacy

“I principi indicati dalla Commissione Europea sono perfettamente in linea con le indicazioni contenute nel parere – di cui è stato relatore il Garante italiano – reso dall’Edpb, il Comitato che riunisce le Autorità garanti europee, due giorni fa alla stessa Commissione. La Commissione, in particolare, indica come preferibili app basate sulla volontaria adesione del singolo e su sistemi di prossimità, come il bluetooth, in quanto maggiormente selettivi e, dunque, di minore impatto sulla privacy”.

Roma, 16 aprile 2020

Fonte: Garante Privacy

23esima sessione plenaria (EDPB) – Linee-guida sul trattamento di dati relativi alla salute per finalità di ricerca e Linee-guida sulla geolocalizzazione e altri strumenti di tracciamento, nel contesto dell’emergenza legata al COVID-19

21 Aprile 2020

23esima sessione plenaria (EDPB) – Linee-guida sul trattamento di dati relativi alla salute per finalità di ricerca e Linee-guida sulla geolocalizzazione e altri strumenti di tracciamento, nel contesto dell’emergenza legata al COVID-19

In occasione della 23ma sessione plenaria, il Comitato europeo per la protezione dei dati ha adottato due Linee-guida sul trattamento di dati relativi alla salute per finalità di ricerca nel contesto dell’emergenza legata al COVID-19, e sull’utilizzo della geolocalizzazione e di altri strumenti di tracciamento nel contesto dell’emergenza legata al COVID-19.

Le Linee-guida sul trattamento di dati relativi alla salute per finalità di ricerca nel contesto dell’emergenza legata al COVID-19 mirano a far luce sulle questioni giuridiche più pressanti in merito all’utilizzo di dati relativi alla salute: in particolare, la base giuridica del trattamento, i trattamenti ulteriori di dati relativi alla salute per finalità di ricerca scientifica, la messa in atto di adeguate garanzie e l’esercizio dei diritti degli interessati.

Nelle Linee-guida si chiarisce come il RGPD contenga numerose disposizioni in merito al trattamento dei dati relativi alla salute per finalità di ricerca scientifica, che trovano applicazione anche nel contesto della pandemia dovuta al COVID-19 soprattutto per quanto concerne il requisito del consenso e le norme nazionali rispettivamente applicabili. Il Regolamento prevede la possibilità di trattare alcune categorie particolari di dati personali (come i dati relativi alla salute) se ciò risulta necessario per perseguire scopi di ricerca scientifica.

Vengono inoltre affrontate alcune questioni giuridiche in rapporto ai trasferimenti internazionali di dati relativi alla salute per finalità di ricerca connesse alla lotta al COVID-19, in particolare in assenza di una decisione di adeguatezza o di altre garanzie adeguate.

Andrea Jelinek, la Presidente del Comitato, ha dichiarato quanto segue: “Attualmente la lotta al COVID-19 è pieno svolgimento, e gli studiosi sperano di arrivare quanto prima a risultati utili. Il Regolamento non pone alcun ostacolo alla ricerca scientifica, bensì consente il trattamento di dati relativi alla salute nel rispetto dei principi di liceità per supportare l’obiettivo finale dell’individuazione di un vaccino o di terapie contro il COVID-19”.

Le Linee-guida sulla geolocalizzazione e altri strumenti di tracciamento nel contesto dell’emergenza legata al COVID-19 vogliono chiarire le condizioni e principi da rispettare ai fini di un impiego proporzionato degli strumenti che utilizzano i dati di localizzazione e il tracciamento dei contatti, in rapporto a due ambiti specifici:

1. Utilizzo dei dati di localizzazione a supporto della risposta alla pandemia tramite la definizione di modelli della diffusione del virus, al fine di valutare l’efficacia complessiva di misure di isolamento e quarantena;

2. Utilizzo del tracciamento dei contatti per informare le persone che sono probabilmente entrate in contatto ravvicinato con soggetti successivamente confermati positivi, al fine di interrompere tempestivamente la trasmissione del contagio.

Le Linee-guida sottolineano che tanto il Regolamento quanto la direttiva e-privacy contengono specifiche disposizioni sull’utilizzo di dati anonimi o personali a supporto delle autorità pubbliche e di altri soggetti, a livello nazionale ed europeo, nelle attività di monitoraggio e contenimento della diffusione del COVID-19. Tutte le misure adottate dagli Stati membri o dall’Ue che comportino il trattamento di dati personali per il contrasto del COVID-19 devono essere ispirate ai principi generali di efficacia, necessità e proporzionalità.

Il Comitato ribadisce e sottolinea quanto già espresso nella lettera di risposta alla Commissione europea (14 aprile), ossia che l’impiego di app per il tracciamento dei contatti dovrebbe avvenire su base volontaria e non comportare il tracciamento degli spostamenti individuali, facendo invece perno sulle informazioni di prossimità relative agli utenti.

La Presidente del Comitato ha poi aggiunto: “Le app non potranno mai sostituire il personale medico e sanitario. Dati e tecnologie sono strumenti importanti, ma dobbiamo ricordare che hanno limiti intrinseci. Le app possono solo integrare l’efficacia di misure di salute pubblica e la dedizione degli operatori sanitari, che sono necessarie per contrastare il COVID-19. In ogni caso, non si può chiedere alle persone di scegliere fra una risposta efficace alla crisi e la tutela di diritti fondamentali”.

Il Comitato ha adottato anche una Guida per le app di tracciamento dei contatti, allegata alle Linee-guida vere e proprie. Questa Guida vuole fornire indicazioni generali ai progettisti e agli sviluppatori delle app di tracciamento, sottolineando che ogni valutazione deve essere compiuta caso per caso.

In via eccezionale, alla luce dell’urgenza dell’attuale situazione e della necessità di disporre rapidamente di orientamenti specifici, le Linee-guida non saranno sottoposte a consultazione pubblica.

Fonte: Garante Privacy

Soro: “Pochi rischi per la privacy, i cittadini devono collaborare. E stop al fai-da-te delle Regioni”

Intervista ad Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali
(Di Giovanna Vitale, La Repubblica, 18 aprile 2020)

Presidente Soro, la app scelta dal governo è sicura? Affidandosi a uno smartphone, i nostri dati sensibili non rischiano di diventare di dominio pubblico o essere utilizzati in modo poco ortodosso?

“Intanto una premessa: io non conosco la app su cui è caduta la scelta del governo. Nella fase della selezione, però, l’ufficio del Garante ha avuto una intensa interlocuzione con il ministero dell’Innovazione, al quale abbiamo fornito indicazioni molto chiare rispetto sia alla tutela dei dati personali, sia alla migliore tecnologia per garantirla. Un orientamento peraltro condiviso dalla Commissione europea e mi pare recepito da Immuni, che punta a privilegiare il sistema bluetooth con la pseudonimizzazione dei dati identificativi”.

Quali sono queste indicazioni?

“Le regole fissate dall’Europa per il tracciamento: no alla geolocalizzazione, sì alla tecnologia bluetooth, anonimato e volontarietà”.

Se l’app viene installata su un telefono che è associato a una sim, come si garantisce l’anonimato?

“Il sistema di tracciamento con la pseudonimizzazione dei dati identificativi funziona così: ogni 15 minuti il bluetooth rilascia un codice alfanumerico. Questa sequenza di codici resta immagazzinata su ogni singolo telefonino. Viene decodificata solo quando si individua un positivo e allora occorre ricostruire la catena epidemiológica dei suoi contatti”.

E come si fa a ricostruirla?

“Incrociando tutti i codici identificativi (e anonimi) che nell’ultimo periodo sono entrati in contatto con la persona infetta. A quel punto sulla app del potenziale contagiato, identificato con un codice alfanumerico, comparirà un avviso che segnala il rischio. La app, ricordo, è stata ceduta allo Stato: il gestore è pubblico. Non solo. Noi abbiamo anche chiesto che una volta che tali dati abbiano esaurito il loro ciclo vengano distrutti”.

Come si farà a convincere la gente a scaricare la app?

“Lo scopo del tracciamento coincide con l’esigenza di sottoporre ad accertamenti quanti siano entrati in contatto con un soggetto positivo o, comunque, di adottare le misure utili a prevenire il contagio. Ma il sistema funziona solo se verrà adottato da almeno il 60% degli italiani. Ai quali bisogna far capire che il diritto alla salute è un interesse collettivo: solo se lo perseguiamo tutti, in modo solidale, riusciremo a centrare l’obiettivo. Da qui anonimato e volontarietà come principi cardine”.

Ma basta una app per tenere sotto controllo il virus?

“No, sono necessarie una serie di azioni complementari, a partire dai test diagnostici dei potenziali contagiati. Si possono infatti raccogliere tutti i dati del mondo sui potenziali infetti, ma se poi non si hanno le risorse, o persino i reagenti, per accertarne renettiva positività non si va molto lontano. Inoltre non tutti dispongono di uno smartphone, specie gli anziani: il che rende il tracing uno strumento importante ma non l’unico”.

Quale pensa che sia il rischio principale?

“Ciò che mi preoccupa è il fatto che tutte le Regioni stanno adottando specifiche app regionali che contrastano con la strategia che occorre seguire in queste circostanze. Ovvero uniformare al massimo i comportamenti per inserire il da ta tracing in una strategia più generale che ci consenta di scongiurare nuovi focolai. Ma se ogni regione adotta la sua app e si fa il suo tracciamento, il potere persuasivo viene meno e il rischio di trattamento scorretto dei dati aumenta a dismisura”.

Fonte: Garante Privacy

Coronavirus, scelta l’app per il tracciamento dei contagi: si chiamerà Immuni

16 Aprile 2020

Progettata da Bending Spoons: il commissario Arcuri ha firmato l’ordinanza. Funziona con il Bluetooth e non sarà obbligatoria

Si chiamerà Immuni l’app di contact tracing necessaria a tenere sotto controllo la diffusione del virus durante la Fase 2. Il commissario straordinario per l’emergenza sanitaria Domenico Arcuri ha firmato oggi l’ordinanza con cui dispone la stipula del contratto di cessione gratuita della licenza d’uso sul software e di appalto di servizio gratuito con la società Bending Spoons, la quale si occuperà anche degli aggiornamenti necessari nel corso dei mesi.

Non sarà obbligatoria
Si tratta del progetto selezionato dal gruppo di esperti insediato al dicastero dell’innovazione, proposto al premier dalla ministra Paola Pisano il 10 aprile e ora sottoposto al vaglio del team Colao. La app Immuni, che non sarà  obbligatoria, ma scaricabile solo in modo volontario, si compone di due parti. La prima è un sistema di tracciamento dei contatti che sfrutta la tecnologia Bluetooth.

Funzionerà con il Bluetooth
Attraverso il Bluetooth è possibile rilevare la vicinanza tra due smartphone entro un metro e ripercorrere a ritroso tutti gli incontri di una persona risultata positiva al Covid-19, così da poter rintracciare e isolare i potenziali contagiati. Una volta scaricata, infatti, la  app conserva sul dispositivo di ciascun cittadino una lista di codici identificativi anonimi di tutti gli altri dispositivi ai quali è stata vicino.

Il diario clinico
La seconda funzione di Immuni, invece, è un diario clinico contenente tutte le informazioni più rilevanti del singolo utente (sesso, età, malattie pregresse, assunzione di farmaci) e che dovrebbe essere aggiornato tutti i giorni con eventuali sintomi e cambiamenti sullo stato di salute.

I test
L’app sarà “un pilastro importante nella gestione della fase successiva dell’emergenza”, ha spiegato il commissario Arcuri, precisando che verrà prima avviata una sperimentazione in alcune regioni pilota. “Speriamo in una massiccia adesione volontaria dei cittadini”, ha proseguito l’ad di Invitalia, sottolineando come “il sistema di tracciamento dei contatti ci servirà a capitalizzare l’esperienza della fase precedente ed evitare che il contagio si possa replicare”. Per essere efficace, infatti, Immuni dovrà essere scaricata dal 60 per cento degli italiani. Un’impresa non certo non semplice.Fonte: Repubblica

“Le app degli spostamenti solo su base volontaria” – Intervista ad Antonello Soro

Intervista ad Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali
(Di Valentino Di Giacomo, Il Mattino, 17 aprile 2020)

“Bisognerebbe adottare – e presto – una disciplina uniforme a livello nazionale che impedisca disparità di trattamento tra cittadini su base territoriale e assicuri garanzie equivalenti per tutti. C’è stata, invece, una proliferazione di iniziative”. Antonello Soro guida da otto anni l’autorità per la protezione dei dati personali. Il Garante della privacy ha letto l’inchiesta pubblicata ieri dal Mattino sui meccanismi adottati in Campania per tracciare i possibili spostamenti di chi ha contratto il Covid-19, ma teme che di questo passo non si riuscirà a tenere il conto delle tante iniziative regionali, con seri rischi sul profilo della sicurezza dei nostri dati. Fughe in avanti che potrebbero pregiudicare gli obiettivi comuni.

Attualmente la mappatura attiva in Campania avviene in forma anonima, senza associare i dati degli spostamenti a un nominativo. Lo ritiene un buon metodo?

“Il sistema cui fa riferimento l’articolo del vostro giornale sembra diverso dal “contact tracing” vero e proprio, in quanto funzionale alla localizzazione di coloro ai quali siano imposte misure di permanenza domiciliare e non, invece, alla ricostruzione della catena dei contagi. Anche tale soluzione deve però mantenersi entro il perimetro normativo, garantendo la proporzionalità e non eccedenza del trattamento dei dati”.

Resta il problema che una guida univoca a livello nazionale per affrontare questo tema non esista ancora. Teme che, come in Campania, possa svilupparsi un fai-da-te regionale che possa creare ancor più confusione?

“Ad ora ci sono tante iniziative. A ciascuna di esse, mi chiedo, è seguita effettivamente un’autonoma valutazione d’impatto privacy, l’individuazione di server sicuri nei quali allocare i dati in maniera protetta, impedirne usi a fini diversi e cancellarli non appena ne cessi l’utilità? Di fronte a una pandemia che esige un coordinamento almeno in ambito europeo, sarebbe contraddittorio differenziare – addirittura a livello regionale – le modalità di azione”.

Il Governo, su impulso del ministero dell’Innovazione, ha istituito una Commissione straordinaria denominata “Data Drive” al fine di sviluppare un’app che possa servire a tracciare gli spostamenti. Quali spunti ha dato il Garante?

“L’Autorità partecipa ai lavori della Commissione, in una posizione del tutto distinta da quella degli esperti di nomina ministe riale, per esprimere le esigenze di protezione dati sin dalla fase di scelta della soluzione da adottare. In quella sede, abbiamo in particolare indicato come preferibili le misure basate sulla volontaria adesione del singolo, sulla conservazione “in locale” del diario dei contatti, sui dati blue tooth (pseudonimizzati), in quanto maggiormente selettivi e, dunque, di minore impatto sulla privacy”.

Il cittadino può quindi rifiutare di essere mappato pur avendo contratto il virus e rappresentando un potenziale pericolo per la collettività? Non ritiene debba essere obbligatorio pur pregiudicando alcune libertà individuali?

“L’indicazione fornita alla Commissione è che siano preferibili soluzioni fondate sulla volontaria adesione del singolo, anche perché misure basate sui dati raccolti dai dispositivi mobili (che presuppongono dunque la costante presenza del telefono accanto a noi) sono diffìcilmente coercibili. Il contact tracing necessita dell’adesione di circa il 60% della popolazione: se si riesce a sensibilizzare tale quota di cittadini, il risultato potrebbe essere a un tempo rispettoso della privacy e proficuo per il contenimento dei contagi”.

L’Ue sta provando anche a creare un’unica app per l’intera Unione Europea. Avremmo uguali garanzie a quelle che abbiamo in Italia circa la tutela della privacy? Sarebbe una buona soluzione?

“L’ipotesi di un’app paneuropea non comporterebbe in alcun modo una riduzione delle garanzie di protezione dati. La disciplina della materia è, infatti, ormai di fonte direttamente europea e dunque gli Stati mèmbri applicano tutti la stessa disciplina, salvo limitati margini di dif ferenziazione. Peraltro, con riferimento al contact tracing, il Comitato europeo per la protezione dati ha condiviso un approccio assolutamente conforme a quello da noi indicato”.

Diritto alla salute e diritto alla privacy: saremo costretti a scegliere o esiste una terza via?

“La potenziale contrapposizione tra privacy e salute pubblica è il riflesso della più generale tensione tra libertà individuali e interessi collettivi, che solo la democrazia può rendere equilibrio, se non addirittura in sinergia. La sfida di oggi è nel garantire che i diritti individuali siano limitati nella (sola) misura necessaria a salvaguardare quante più vite umane possibili. La disciplina di protezione dati già comprende al suo interno le limitazioni necessarie a garantire istanze solidaristiche quali quelle espresse dalle esigenze di salute pubblica, secondo i criteri della proporzionalità, precauzione e temporaneità”.

Fonte: Garante Privacy

Scuola, nota Miur 4799 su Pon per la scuola e possibilità di formazione a distanza per emergenza Covid-19

16 Aprile 2020

Il Ministero dell’Istruzione (Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione -Direzione generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale) ha provveduto ad emettere la Nota N. 4799 del 14 aprile inerente al PON (Programma Operativo Nazionale “Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020) e avente come oggetto ‘Possibilità di formazione a distanza durante lo stato di emergenza epidemiologica da COVID-19′.

La nota, come riferisce un comunicato diffuso da Flc-Cgil, è stata adottata dopo aver consultato i servizi della Commissione europea e le autorità nazionali preposte al controllo e al coordinamento dei Fondi strutturali e di investimento Europeo.

Premesso che le attività finanziate dal PON “Per la Scuola” 2014-2020 e dal relativo programma complementare (POC), riguardano l’ampliamento dell’offerta formativa, l’Autorità di Gestione segnala che le scuole possono svolgere le azioni del PON in modalità on line e mediante formazione a distanza purché siano rispettate le seguenti condizioni poste dagli Uffici della Commissione europea:

  • le attività formative inizialmente previste in presenza, devono essere relative alla tipologia di Unità di Costo Standard (UCS) “Formazione per adulti” e “Formazione d’aula” (l’indicazione si trova, generalmente, nella nota di ammissione a finanziamento)
  • la piattaforma informativa scelta deve consentire:
  1. l’interazione sincrona tra docenti, tutor e allievi
  2. di tracciare i soggetti collegati e la durata della connessione stabilita
  3. la predisposizione di un’utenza “guest” per eventuali verifiche in itinere, anche a campione, previste nell’ambito del sistema di gestione e controllo del PON “Per la Scuola”

Fonte: Scuolainforma

Perse le mail dei medici di base. Centinaia di casi sospetti di coronavirus svaniti

15 Aprile 2020

La casella di posta era piena, commissariato il Sisp.

La Regione chiede conto a tutte le Asl

Fonte: La Stampa